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Il cielo di Marte

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“Il cielo di Marte” è l’esordio poetico di Temporelli, una raccolta di poesie pubblicata niente di meno che da Einaudi, e questo fa sì che si creino, intorno ad essa, aspettative importanti.
La domanda che ci è sorta è: “Come è possibile che un autore pubblichi, in prima battuta, con un editore tanto importante?”. Forse la chiave di lettura è in una intervista rilasciata dall’autore stesso, il quale afferma: “…Cercare il contatto con i propri coetanei e con quelli che [si ritengono essere] i propri maestri, imparando soprattutto a dialogare con loro a distanza…”; e si sa che i maestri, se prendono a ben volere, ti portano in alto. Fortunato chi ce li ha. Forse per essere poeti è anche necessario essere attenti diplomatici, onde sapere a chi rivolgersi, al fine di essere non soltanto pubblicati ma anche letti, alias distribuiti, la qual cosa è garantita soltanto dalle grandi case editrici.

Nonostante il ben volere dei maestri la raccolta poetica di Temporelli non ci convince. Essa è esageratamente prosastica, si dipana, per la maggior parte, in periodi brevi ed incalzanti, i ragionamenti sono spezzettati fino a rasentare la sconnessione, i singoli componimenti si allungano eccessivamente, gli stessi concetti potrebbero essere riassunti in molte meno parole e versi, tanto meno convincono le precisazioni tra parentesi che di tanto in tanto appaiono, rompendo la metrica e banalizzando il testo. Sono poesie che girovagano nell’improbabile mondo della concettualità e mai prendono un preciso fuoco; non convince tale prova poetica che si perde nello spazio iperuranico senza affondare realmente nell’umanità delle vicende, non lasciando spazio ad uno slancio trascendente vero è proprio, è una scrittura pervasa da una immanenza soffocante, causata dalla eccessiva verbosità. Un tipo di poesia che solo tramutandosi decisamente in prosa potrebbe acquistare una connotazione positiva. Ci sono invece alcuni testi che, presi singolarmente, hanno un valore poetico rilevante, tra questi segnaliamo quello intitolato “Novecento”.

La nostra attesa sulla poesia, per quanto un testo poetico possa essere grave, è leggerezza. Invitiamo i lettori de La Recherche a leggere il libro e a inviarci i loro commenti, che possono benissimo annullare la nostra sentenza di insoddisfazione. Un ultimo appunto per rincuorare i nostri molti autori che spesso ci scrivono per consigli sugli editori a cui rivolgersi: se questi testi sono passati alla selezione della pubblicazione einaudiana, pensiamo che in questo stesso sito ci siano testi che avrebbero lo stesso diritto di valore ad essere pubblicati in tale prestigiosa collana, ma forse questi autori non hanno maestri così importanti…

 Daniele Incami - 14/10/2008 16:27:00 [ leggi altri commenti di Daniele Incami » ]

Forse sarebbe necessario che io lo leggessi veramente, per capire il motivo di tanta insoddisfazione verso questo testo. E’ vero comunque che nella vita basta avere la fortuna di conoscere le persone giuste e avere gli apprezzamenti giusti per aprire un varco laddove necessitiamo andare.

 Ignazio - 08/06/2008 [ leggi altri commenti di Ignazio » ]

ma lo leggerò senz’altro!!

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